L’oggetto in sé non è clamorosamente bello, diciamo che non è la Sophia Loren delle Coppe, ma quel trofeo che d’ora in avanti andrà a impreziosire gli scaffali del Rotary club Trieste come simbolo è emotivamente più corrusco di un obelisco, di un arco di trionfo o dell’ascia dell’indiano Chamacoco in guerra con i Tumraha (Claudio Magris ci scuserà per questa citazione dal suo ultimo libro).
Per chi? Ma per tutti i rotariani ovvio, che speriamo commossi dall’impresa. Ma quale impresa?
Ecco la notizia, macché notizia, “notiziona”: il Rotary club Trieste ha vinto per la terza volta (consecutiva) il torneo di tennis di doppio che da 22 anni si disputa verso la fine dell’estate tra le rappresentative dei club di Trieste, Nord, Muggia, Gorizia e Klagenfurt e si è quindi aggiudicato il diritto – come da regolamenti – di fare la coppa sua per sempre. Di più, l’ha vinta proprio sui campi di Gorizia che a suo tempo (lo stile della Coppa è Anni 50, mia zia Jole – senza offesa – aveva un vaso di fiori in ceramica di simile fattura) aveva messo in palio il trofeo.
Ma non è tutto, il nostro club ha vinto la coppa per la vittoria finale del torneo e pure la Coppa Tamaro, anch’essa – quest’anno - appannaggio della squadra che ha totalizzato il maggior numero di punti. Tenete conto che nei precedenti 20 anni di vita dell’evento - prima di questa tripletta decisiva - il Rotary Trieste mai aveva conquistato il primo posto.
Gli eroi: Roberto Comelli-Massimo Sossi, Umberto Della Casa-Marcello Billè e … Fulvio Gon, “scoppiato” per mancanza di compagno e maritato a norma di regolamento con l’organizzatore goriziano del torneo Bepi Piovesana, che si è gentilmente prestato al matrimonio misto. Una coppia di fatto. Non sterile, però, come vedremo, ma portatrice di un punto che – come quello del povero Martin, ma alla rovescia – risulterà decisivo per la vittoria finale non della cappa ma della coppa.
A questo punto ci scuserete se metteremo da parte l’”impercettibile” tono di retorica dovuto alla storicità della “grandissima impresa” e racconteremo com’è andata.
Dopo aver vinto alla grande l’edizione 2013 disputata al Tennis club Trieste (la prima del dopo-Tamaro, che aveva inventato e portato avanti per vent’anni la manifestazione) e la classifica a squadre a Klagenfurt, l’edizione 2015 non si presentava come cosa semplice. Proprio nell’anno in cui avremmo potuto portare a casa definitivamente la Coppa c’è stata una specie di crisi delle vocazioni. Mettere insieme una squadra di tennis per un torneo non è cosa facile. Mettere insieme una squadra di tennis rotariana per un torneo è impossibile. Così tra blandizie, velate minacce, telefonate, messaggini e mail a chili era accaduto che avevano risposto all’appello del “capitano” in cinque (il minimo è tre coppie, per avere qualche possibilità di vittoria a squadre): Comelli, Sossi, Della Casa, Billè e Gon, che essendo anche il coach della squadra, era alla disperazione. Fortissimi Comelli-Sossi, Billè-Gon così così, Della Casa bravissimo ma senza compagno.
Niente Federico Pastor, niente de Visintini, niente Bernetti, niente Benito Rocco. Addio coppa.
E invece...
Sul campo la trasformazione. Grrr… lupi mannari.
Roberto Comelli e Massimo Sossi già bravi nelle precedenti edizioni – investiti della responsabilità di dover vincere il torneo per portare il massimo numero di punti - hanno decuplicato le forze. Con una tecnica, un agonismo e un’intesa degna dei leggendari gemelli Bryan (primi nelle classifiche mondiali di doppio, celebri perché invece di “battere il cinque” con le mani saltano faccia a faccia e lo fanno con il petto) partita dopo partita sono arrivati alla finale: tra gli applausi “della folla delirante” (beh, poco da ridere, c’erano una quarantina di persone) hanno messo sotto con il secco punteggio di 4-1 4-1 la coppia muggesana Masoli-Borghesi. Forti, veramente, i muggesani. Durissimi avversari.
Roberto Comelli però, che qualche volta in passato aveva peccato di eccessivo entusiasmo spedendo la palla qualche centimetro oltre la riga di fondo, è stato impeccabile, solido. Uno che si vede che il tennis l’ha imparato da piccolo e che si è impadronito delle armi del mestiere. La calma olimpica e la precisione di un Max Sossi fermo e impenetrabile come una roccia ha fatto il resto. Una bella partita, degna di altre cornici, ma giocata veramente con il cuore. Personalmente ormai ho le loro foto sul comodino. Che soddisfazione, ma un risultato che ci potevamo aspettare, i due ci sanno fare.
L’inaudito, dall’altro duo del Rotary Trieste, Umberto Della Casa e Marcello Billè. Coppia inedita. Il coach (un tipo geniale) aveva dovuto inventarsi qualcosa. Della Casa - per la succitata crisi delle vocazioni – non aveva compagno. Umberto, forza della natura, l’eleganza del tennis fatta persona, la grinta di Bartali e Coppi messi assieme sulle salite che si arrampicano sugli Appennini da Sestola in avanti, poteva esser fatto giocare con un non appartenente al nostro club? Dovete sapere che in quel caso i punti conquistati si dividono a metà tra i due club, e non sarebbero serviti a nulla. Umberto poi meritava di vincere. Bene, che si fa? Si spezza la coppia Billè-Gon e si crea quella Della Casa-Billè.
Che cosa ti combinano i due? Senza aver mai giocato assieme si presentano in campo e fanno fuori una delle coppie favorite per la vittoria finale, quella capitanata dal fortissimo Roberto Marini anima di questi tornei, nome in codice Lupo. Uno che, come si dice, … ci mette il cuore.
Ogni volta che devo parlare di Della Casa vado a dare una sbirciata al libretto del Rotary, quello con le date di nascita. Mi arrabbio un po’, ogni volta è scritta sbagliata, uno con più di trent’anni non può acchiappare quelle palle corte sotto rete. Lui è come ognuno di noi vorrebbe essere quando gioca a qualsiasi sport e fa qualsiasi cosa. Forza Modena, Umberto. E grazie anche a un grande Marcello. Quando gioca con quel Gon lì, che evidentemente non lo capisce, rende molto meno. In questo caso è stato un gigante, bisogna proprio usare un luogo comune: ci ha messo l’anima. E i due hanno conquistato il quarto posto (su undici). Sommati a quelli messi insieme da Comelli e Sossi erano tanti, ma non bastavano per vincere le due coppe a squadre. Mancava un punto. Un solo, maledetto punto per passare davanti alla fortissima squadra di Muggia, che aveva conquistato il secondo e il terzo posto con Cossutta-Pasino piazzandosi a pari merito con noi.
Finale a sorpresa.
Dopo il torneo e dopo i brindisi alla coppia vincitrice Comelli-Sossi tutti al ristorante con mogli e figli. Graditissima la presenza del presidente del Rotary Gorizia e del nostro, Sergio Cecovini, intervenuti con il vicepresidente Beppo Ravalico e il segretario Giorgio Cossutti (anima pungolatrice dietro le quinte e già giocatore).
Antipasti, cena… ma proprio prima del dolce…
Bepi Piovesana consulta i regolamenti, fa somme su somme e comunica il responso: vince il torneo a squadre il Rotary club Trieste. Gioia. Applausi. Un po’ di delusione in un paio di tavoli.
Il punto su quel punto. Ricordate la coppia “scoppiata” Gon-Piovesana? (che poi sono gli organizzatori di questi tornei). Bene. I due – tra scarso affiatamento, sfortuna e dei del tennis avversi – erano stati facile preda man mano di ogni avversario. Il primo era stato un pericolo più per i passerotti in cielo che per i due che stavano oltre la rete, il secondo – infallibile – la rete la prendeva a ogni servizio, ma non trattandosi di calcio, il “quindici” andava agli altri. Una partita però l’avevano vinta. Come? Un componente di una delle coppie austriache si era storto una caviglia e la squadra non si era presentata in campo. Vittoria a tavolino: due punti, uno per Gorizia (Piovesana) e uno per noi (Gon). Fatta.
Consegna dei trofei, foto e arrivederci. Particolarmente gradito quello che ci è stato consegnato da Giuly e Gaia Tamaro.
Scusate l’entusiasmo, ma ci siamo divertiti come pazzi. Grazie Bepi. Alleniamoci per il prossimo anno.
Fulvio Gon